ATALANTA-JUVE, LA RIVINCITA DI MAX
La Juventus torna a vincere dopo quasi 3 anni, il primo dell'Allegri-bis, battendo l'Atalanta all'Olimpico di Roma per 0-1 grazie al gol decisivo di Dusan Vlahovic, vero trascinatore dei bianconeri. Ennesimo epilogo sfortunato per la Dea che perde la sua quarta finale di coppa Italia consecutiva e non riesce a sollevare il primo trofeo dell'era Gasp, il quale avrà una seconda chance nella finale di Dublino.
1092 giorni. Da quel 19 maggio 2021 che la Juve non alzava al cielo un trofeo, un'attesa durata quasi 3 anni ma che per i tifosi bianconeri, così abituati a vedere nuovi trofei in bacheca, è durata molto di più. Un'attesa però ripagata perchè dopo anni difficili, sia dal punto di vista societario che dal punto di vista del campo la Juventus è tornata a far gioire il proprio popolo e forse potrà guardare al futuro prossimo con più tranquillità.
In una finale vi è sempre chi gioisce, ma ovviamente c'è anche chi esce sconfitto, ferito ed abbattuto. Una sorte che, come gli è sempre capitato durante questi 8 anni, è capitata a Giampiero Gasperini il quale meriterebbe un trofeo per coronare il suo straordinario percorso a Bergamo, trofeo che però sembra non voler arrivare. Per la Dea però un'altra speranza di vincere c'è, contro gli "imbattili" del Bayer Leverkusen a Dublino, il 22 maggio.
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LA PARTITA DEI CAMPIONI
Quante volte si sente dire che un giocatore è di alto livello se incide nelle partite importanti? è proprio questo che ieri sera ha determinato la differenza tra le due squadre. Per i bianconeri a fare la differenza è stato il proprio fuoriclasse serbo Vlahovic, autore di un gol (il secondo annullato per questione di millimetri) ma non solo: tanto lavoro spalle alla porta, falli guadagnati e un atteggiamento positivo da vero leader. Arrivato a 18 gol stagionali il numero 9 bianconero, che sembra essersi messo alle spalle i problemi fisici, ha dimostrato di aver fatto quel salto di qualità che lo manda di diritto nell'elite degli attaccanti, non solo di serie a ma anche di tutta Europa. Insieme a lui a trascinare la Juventus alla sua quindicesima Coppa Italia è stato il totem brasiliano Bremer, il quale ha giocato una finale impeccabile dominando sul gioco aereo e in area di rigore, evidenziando ancora di più la pesantissima assenza di Scamacca per l'Atalanta.
La Dea, più stanca e annebbiata del solito ed è normale visto il fitto calendario, non è riuscita ad imporre il suo gioco verticale e rapido nello stretto, complice una Juventus messa in campo perfettamente dal proprio allenatore, e che ha sofferto tantissimo il proprio punto di forza personale ovvero l'1 contro 1 a tutto campo, situazione con cui Vlahovic esprime tutte le sue migliori caratteristiche. Troppo poco ha fatto la squadra del Gasp per provare a pareggiare la finale: un palo di Lookman su azione personale, un colpo di testa di Koopmeiners con Iling a terra che ha scatenato l'ira dei giocatori Juventini e una parta di Perin nel finale ma col gioco abbondantemente fermo per un fallo su Danilo, altro autore di una partita gigantesca.
La Coppa va così alla squadra che l'ha voluta di più e che, vedendo la partita, l'ha meritata di più grazie alla prorpia esperienza, i propri singoli e il proprio DNA, vincente, da Juve.
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