AFFLUENZA AL MONDIALE PER CLUB 2025: TRA STADI VUOTI, STELLE GLOBALI E CONTRADDIZIONI
Con le semifinali già ben definite, ci dirigiamo alle battute finali del Mondiale per club. Analizziamo bene questa prima edizione del nuovo torneo Fifa, concentrandoci sulle critiche in merito alla bassa affluenza sugli spalti.
Il Mondiale per Club 2025 negli Stati Uniti doveva essere la grande vetrina del calcio globale, un test importante in vista del Mondiale del 2026. A due settimane dalla fine della fase a gironi e con i quarti di finale già archiviati, la fotografia dell’affluenza negli stadi racconta una realtà più sfumata del previsto: grandi numeri complessivi, certo, ma anche moltissimi posti vuoti, visibili e difficili da ignorare. La FIFA ha esultato per un dato: oltre 1,6 milioni di spettatori totali nella sola fase a gironi, con una media di circa 34.700 spettatori a partita. Numeri che sembrano positivi, ma che, confrontati con la capienza dei giganteschi stadi NFL scelti per ospitare le gare, dipingono un’altra realtà: molte partite hanno registrato un’occupazione inferiore al 60%, con casi clamorosi sotto il 30%. Tra i match più seguiti spicca Paris Saint-Germain vs Atlético Madrid al Rose Bowl di Pasadena: 80.619 spettatori, il dato più alto del girone.
Anche il debutto dell’Inter Miami di Messi, in casa all’Hard Rock Stadium di Miami, ha fatto registrare il tutto esaurito con 60.927 presenze. In generale, le partite delle squadre più note – Real Madrid, PSG, Inter Miami, Palmeiras – hanno superato i 50.000 spettatori di media. Ma bastava spostarsi di città o cambiare accoppiamento per ritrovarsi in un'atmosfera surreale. Ad Atlanta, lo stadio Mercedes-Benz da 70.000 posti ha ospitato un Chelsea vs LAFC davanti a 22.137 spettatori, lasciando due terzi degli spalti deserti. Peggio ancora a Orlando, dove il match tra Mamelodi Sundowns e Ulsan Hyundai ha attirato solo 3.412 spettatori in uno stadio da 25.500: una visione quasi distopica per un torneo di élite.
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Quali sarebbero le cause?
Molteplici e intrecciate. I biglietti, spesso molto costosi (fino a 2.200 dollari per alcuni pacchetti), hanno scoraggiato i tifosi locali, mentre orari scomodi e un’estate americana rovente non hanno aiutato. Ma è soprattutto l’approccio “americano” a far discutere: grandi stadi da football, pensati per spettacoli televisivi e non per la passione calcistica, hanno amplificato la sensazione di vuoto. Come se il contenitore avesse sovrastato il contenuto. Eppure, tra le crepe, emergono segnali incoraggianti. La FIFA ha confermato che i tifosi provenivano da oltre 130 Paesi, con una forte rappresentanza da Sud America, Europa e Medio Oriente. I sostenitori di Boca Juniors, Flamengo, Palmeiras e Al Ahly hanno portato tifo e colore, compensando il pubblico meno partecipe degli americani. Real Madrid ha attirato una media di 65.825 spettatori: una dimostrazione dell’enorme fascino del club spagnolo. Nel passaggio agli ottavi, la media è salita a 42.751 spettatori, con un netto miglioramento rispetto ai gironi. Tuttavia, resta evidente il problema di fondo: un torneo ambizioso, ma con un'identità ancora in cerca di equilibrio. Da una parte il desiderio di spettacolarità e fatturato globale; dall’altra, la necessità di coinvolgere davvero il pubblico locale, magari attraverso prezzi più accessibili, stadi di capienza più contenuta e una promozione culturale del calcio come sport “di comunità”, non solo di star.
Il Mondiale per Club 2025 è stato, fino a oggi, un successo a metà. Ha confermato il potenziale commerciale e mediatico del calcio globale negli Stati Uniti, ma ha anche mostrato tutte le fragilità di un format pensato per la TV più che per il tifoso sugli spalti. Il vero banco di prova sarà il Mondiale delle nazionali nel 2026. Intanto, il calcio mondiale ha imparato una lezione preziosa: il pienone non si compra con i milioni, si costruisce con la passione.
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